I grandi duelli con la Juventus

La stagione 1930-31 consacrò la Roma tra le grandi e vide per la prima volta la squadra giallorossa seriamente impegnata nella lotta per lo scudetto. La squadra da battere era la formidabile Juventus di Combi, Rosetta, Caligaris, Monti, Cesarini, Orsi: uno dei complessi di gioco più forti di tutti i tempi. La Roma lanciò il guanto di sfida attraverso una campagna di mercato che portò in maglia giallorossa Guido Masetti (dall'Hellas di Verona), Renato Bodini (dalla Cremonese), l'ala della nazionale Raffaele Costantino (dal Bari), oltre a Piero Ferrari (dal Derthona) e all'argentino Nicola Lombardo. Nel frattempo la sede della Roma si era trasferita alla Passeggiata di Ripetta e la società affidata ad un Commissario straordinario nella persona di Renato Sacerdoti. Con questa squadra decisamente rinforzata sia in difesa che in attacco la Roma disputò uno dei più bei campionati della sua storia, facendo tremare la Juventus dei cinque scudetti, che venne persino battuta a Testaccio con un esplosivo 5-0! La Juve quell'anno vinse il primo dei suoi cinque titoli consecutivi, ma la Roma terminò il campionato con 51 punti, in perfetta media-scudetto e con due prestigiosi primati all'attivo: segnò più gaI di tutti (87) e ne incassò meno (31). Inoltre il suo centravanti, Rodolfo Volk, vinse la classifica dei cannonieri con 29 reti, davanti al grande Meazza. In casa la marcia della Roma di quell'anno fu addirittura travolgente. La squadra giallorossa vinse quindici volte, con un solo pareggio e una sola sconfitta subita ad opera del Milan (1-2), che però fu poi battuto a S. Siro per 2-0. Fuori casa la Roma vinse sette partite, con sei pareggi e quattro sconfitte.
I confronti diretti con la Juventus finirono con una vittoria per parte. All'andata la Juve vinse per 3-2, ma al ritorno subì una punizione mortificante. Era il 15 marzo 1931 e la Roma voleva vendicare la sconfitta subita l'anno precedente, quando la Jl1ventus aveva violato l'imbattibilità di Campo Testaccio. C'era bisogno di un successo memorabile, per far dimenticare ai tifosi quella giornata. La gente intuì che la partita si annunciava ricca di emozioni e fece registrare l'incasso record per quei tempi di 257 mila lire. La Roma si presentò in campo con Masetti; De Micheli, Bodini; Ferraris IV, Bernardini, D'Aquino; Costantino, Fasanelli, Volk, Lombardo, Chini. La Juventus, di Carcano, schierò Combi; Rosetta, Caligaris; Varale, Varglien, Vollono; Munerati, Cesarini, Vecchina, Ferrari, Orsi. L'arbitro era Carraro, l'uomo delle grandi partite, lo stesso che aveva diretto il primo derby tra Roma e Lazio. Tenne in pugno l'incontro per tutto il primo tempo, che la Roma chiuse in vantaggio con un gaI realizzato da Lombardo. Ma quando nella ripresa la superiorità giallorossa diventò dilagante, la Juve innescò una serie di ripicche con l'irascibile Cesarini che portarono all'espulsione dell'argentino e di Ferraris IV, ai quali si aggiunse nel finale Caligaris, autore di un fallaccio su Costantino.
La Roma in questa seconda frazione di gioco realizzò altri quattro gaI, ad opera di Volk, Bernardini (2) e Chini. A Milano "La Gazzetta dello Sport" scrisse: «l'attacco dei "lupi" ha trasformato la possente difesa della nazionale in uno scolapasta. La vittoria della Roma è stata quella di una squadra completa, come individualità e come assieme. In ogni reparto i giallo rossi hanno giocato meglio degli juventini, come tecnica e come cuore». E Vittorio Pozzo su "La Stampa" rincarò la dose: «Non vi è alcun dubbio che i romani meritarono pienamente di vincere. La Roma fu migliore in slancio, in coraggio, in impegno e in velocità. Dunque superiorità complessiva e indiscussa». Pozzo rilevò anche con molta attenzione il ritorno di Ferraris IV come mediano. Tre anni dopo si sarebbe ricordato di quella magnifica prestazione del capitano della Roma, chiamandolo a ricoprire lo stesso ruolo nella nazionale che vinse il titolo mondiale. Bernardini e D'Aquino completavano una delle linee mediane più forti del tempo. Fino ad allora Ferraris IV era stato impiegato come terzino e Bernardini in attacco. Con queste due varianti William Burgess risolse i problemi tattici impostando una squadra molto Jorte in difesa, ben equilibrata a centrocampo e decisamente potente in avanti. L'attacco formato da Costantino, Fasanelli, Volk, Lombardo e Chini consentìalla Roma una volata travolgente. Dopo il 5-0 contro la Juventus la Roma infilò infatti sei vittorie e un pareggio, totalizzando tredici punti. Il solo Eusebio riuscì a trovare posto un paio di volte in uno squadrone del genere.

Tratto da La Roma una Leggenda Editrice il Parnaso

 

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